STORIA DI CIMITILE

origini paleocristiane 

Origini paleocristiane di Cimitile

A breve distanza dalla città di Nola, a circa 24 Km da Napoli, protetta da un lungo arco di colline e contrafforti preappenninici, in una verdeggiante e fertilissima pianura dominata dal monte Somma e dal vulcano Vesuvio, sorge la cittadina di Cimitile.
La storia di questo paese, definito culla del Cristianesimo, non può prescindere dalle origini più remote e dalle popolazioni che l'abitarono. La fecondità della sua terra, le difese naturali costituite da paludi e da boschi, le circostanti colline che ancora la proteggono dai forti e freddi venti del Nord – Nord Est, garantendo un clima mite, la possibilità di comunicare in modo agevole con altre valli adiacenti (Caudina in particolare, sull'altro versante dei contrafforti appenninici) per la presenza di valichi, furono le caratteristiche territoriali che attrassero nella zona le prime popolazioni.
Tra la fine dell'età del bronzo e l'inizio dell'età del ferro, la pianura nolana fu abitata da un antico popolo, gli Ausoni, che, successivamente sotto la spinta dei nuovi popoli giunti nell'area dovettero ritirarsi sulle montagne della zona di Sessa Aurunca.
Agli Ausoni si sostituirono gli Opici – Osci, popolazione indo – europea proveniente dai freddi territori orientali d'Europa in età imprecisata.

È proprio in questo periodo che antichi storici fanno risalire l'originaria fondazione della città di Nola.
Furono proprio gli Osci ad attuare nella piana una politica di fusione con le popolazioni indigene dando luogo ad una vera e propria civiltà di cui restano ancora oggi documentate tracce, come l'importantissimo documento, a.C. di lingua Osca costituito dal Cippus Abellanus.
Intorno al VI secolo i Greci si insediarono sulle coste flegree fondando la città di Cuma.
L'incontro tra la cultura Greca e quella indigena diede notevole impulso allo sviluppo di quest'area.
La grande fertilità della piana interna, aveva attirato anche gli Etruschi, che, proprio nel corso del VI sec. a.C. cercarono di prendere la supremazia nel territorio Campano. Gli interessi economici e strategici furono tali da portare ben presto allo scontro frontale i Greci di Cuma ed una coalizione formata da etruschi, Umbri e Dauni, con epilogo favorevole ai Greci che nel 427 a.C. nelle acque di Cuma sconfissero pesantemente gli Etruschi, conquistando una totale egemonia sui territori costieri ed interni.
Tra il 438 e 421 a.C. si riversarono nella nostra pianura, occupandone le città, i Sanniti, popolo bellicoso e rozzo proveniente dai monti del Sannio, appunto. La stessa Nola e Capua furono conquistate nel 423 a.C.
Le nuove popolazioni formatesi, dalla fusione Osco – Sannitica si ordinarono sotto una Confederazione i cui vertici furono le città di Capua, Nola e Nocera.
I Sanniti, integratisi con le popolazioni residenti, vennero chiamati "Campani" (per differenziarli dagli altri Sanniti rimasti sui Monti del Sannio) e contrastarono i romani nella conquista della Campania.
L'interesse di Roma al possesso della Campania scaturì dall'importanza strategica della regione e della sua fertilità. Tale interesse si concretizzò nel 314 a.C. con la conquista di Nola da parte di Gaio Petelio.
Nola fu distrutta dai Romani come Capua ed Avella, ma ben presto riebbe la sua autonomia mediante un trattato di alleanza con Roma che gli permise di conservare intatte tutte le sue istituzioni.
Con l'avvento dei romani il territorio nolano mutò ancora aspetto sostituendo alle vecchie direttrici commerciali una rete viaria più stabile e precisa. Le strade consolari Popilia e Adrianea, rispettivamente dirette verso Capua e Rhegium e la zona costiera di Napoli, realizzate sulle direttrici greche ed etrusche garantirono rapidi e sicuri contatti tra ampie aree.
La via Popilia, costruita circa nel II sec. a.C. con tracciato in basalto, favorì lo sviluppo di tutta la parte di territorio da essa attraversato. Rasentando le paludi nord – occidentali tra la zona di S. Felice a Cancello e Nola essa arrivava fino a Sarno e Nocera, lungo un percorso fortemente caratterizzato dalle famose centuriazioni romane.
La necropoli di Nola, fuori dalle mure della città fu situata nelle prossimità della strada consolare e su di essa si affacciarono i numerosi accessi dell'impianto sepolcrale.
Dopo la vittoria di Canne, Annibale, nel 216 a.C., si spinse nel Sannio e di li si diresse prima verso Napoli, tentando di conquistarla, e poi verso le città dell'interno della pianura campana.
Tale presenza sollecitò i popoli campani, sottomessi al dominio romano, a ribellarsi e schierarsi col condottiero cartaginese, che venne accolto favorevolmente in molte città.
Capua divenne la roccaforte di Annibale, che da li mosse contro Nola stringendola in un lungo assedio, interrotto dalle legioni di Marco Claudio Marcello, che agendo d'astuzia, costrinse i Cartaginesi a rifugiarsi nel nocerino.
Con la fine delle guerre Puniche (200 circa a.C.) per circa un secolo la nostra pianura non fu più teatro di guerre e ciò favorì moltissimo lo sviluppo delle attività commerciali e produttive e quindi la ripresa economica di tutta l'aria.
Nuove vicende belliche si verificarono intorno al 90 a.C. quando gli Italici chiesero la concessione della cittadinanza romana. L'alta aristocrazia di Roma guardava con grande ostilità e rancore alle organizzazioni federate per cui non concesse il privilegio richiesto. Ciò diede origine ad una guerra civile che causò moltissime perdite umane.
Fu Lucio Cornelio Silla ad assumere il comando delle operazioni militari iniziando con l'assedio di Pompei. In aiuto della città intervenne un esercito di Italici comandato da Lucio Cluenzio che subì una cocente sconfitta e fu inseguito fin sotto le mura della città di Nola. In questa circostanza Nola, temendo che insieme alle forze italiche potessero entrare in città anche i Romani, chiuse le porte a Cluenzio. Nola rimase l'unica città campana a resistere a Silla e solo nell'80 a.C. fu espugnata, ed i suoi territori furono divisi e donati ai legionari del condottiero.
Tra il 73 e il 71 a.C. il diffuso malcontento dovuto allo strapotere romano, fece scoppiare la rivolta dei gladiatori che portò ad una più estesa rivolta servile.
Capo di questi schiavi e gladiatori fu Spartaco; a lui si aggregarono anche tutti quegli uomini del territorio nolano i cui poderi e campi erano stati espropriati per passare in proprietà ai legionari di Silla, esasperati dalla povertà e dall'odio verso Roma. Da Capua, Spartaco sciamò con i suoi nell'Ager Nolanus, prendendo e saccheggiando Nocera e Avella; poi, accampatosi alle falde del Vesuvio, sconfisse in una sanguinosa battaglia nei pressi di Palma Campania le forze romane. La stessa Nola che non era stata espugnata neanche da Annibale, venne saccheggiata e distrutta da Spartaco.
Nella seconda metà del I sec. a.C. il territorio della "Campania Felix" visse un considerevole sviluppo economico. Si affermarono molte aziende agricole, sia in collina che in pianura, e numerosi patrizi romani acquistarono fondi nelle campagne e ville sulle coste. Tale sviluppo fu favorito dalle grandiose opere civili, militari e di assetto territoriale intraprese dall'imperatore Ottaviano Augusto la cui famiglia ebbe estese possedimenti a Nola e dove lui stesso forse morì intorno al 14 d.C. (Apud Nolam…).
Proprio in questo periodo nacque la "colonia nolana felix Augusta" con l'assegnazione ai veterani romani di poderi agricoli dopo una vigorosa opera di bonifica di tratti paludosi del territorio a Nord Ovest di Nola.
Con queste nuove "centurationes" (suddivisione in lotti regolari) la piana fu configurata a tracciato ippodameo, attraversato dalla grande via consolare Popilia, la quale sostituì integralmente l'antico tracciato etrusco.
Nola e il suo territorio raggiunsero in tale epoca il massimo splendore e nacque l'esigenza di realizzare una necropoli in un luogo prossimo alle mura della città asciutto rispetto al resto del territorio.
La scelta cadde su un luogo ameno a Nord di Nola che da questo momento assunse il nome di "Coemeterium Nolanum" (odierna Cimitile).
Dall'inizio del I sec. d.C. una grave crisi economica e culturale investì tutta la Campania, accentuata da forti terremoti ed epidemie.
Al terremoto del 63 d.C. che aveva colpito molte zone della Campania meridionale, seguì la disastrosa eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
La città di Nola ed i suoi campi subirono notevoli danni a causa di tali calamitosi eventi che generarono anche l'impaludamento di buona parte dell'area nord occidentale del territorio causato dallo straripamento del fiume Clanio.
In questo funesto periodo si diffuse nella nostra zona il primo Cristianesimo. Secondo alcuni studiosi, infatti, San Paolo sbarcò sulla costa flegrea e di li si diresse all'interno recando il messaggio cristiano alle popolazioni del territorio sino a Nola dove nacque una delle prime comunità cristiane con a capo un vescovo, successivamente ferocemente perseguitata specie dall'imperatore Domiziano. Molti furono i martiri;
Tra di essi secondo alcuni studiosi, si annovera San Felice, primo vescovo di Nola patrono della città, suppliziato il 15 Novembre del 95 d.C.
I primi seguaci del Cristianesimo, si riunirono in case private, non potendo professare in pubblico la propria fede. Successivamente, per sfuggire alle persecuzioni, trovarono rifugio presso la estesa necropoli pagana di Cimitile.
Al margine sud di questo luogo fu sepolto il confessore Felice, detto in Pincis, secondo alcuni studiosi nato nel 95-98 d.C. da padre Siriano e morto il 14 Gennaio del 160 d.C.; secondo altri, vissuto nel III sec. d.C. ( ipotesi più accreditata scientificamente).
Sulla tomba di San Felice, fu realizzata una delle prime memorie cristiane con l'erezione in onore del Santo di un mausoleo quadrato, intorno al 303-305 d.C.
Con l'editto di Costantino del 313 d.C. si elevò la prima basilica ad oriente della tomba di S. Felice e si abbatterono il mausoleo quadrato e gli altri edifici funerari che vi si erano in seguito addossati realizzando un'unica Aula di Culto.
Il sito raggiunse il massimo del suo splendore verso la fine del IV sec. d.C. grazie all'opera di S. Paolino votato al Confessore Felice. Questi ingrandì e restaurò l'Aula dedicata al Santo e la prima basilica, mediante edificazioni e ristrutturazioni che vennero effettuate dal 399 al 403 d.C., elevando anche una nuova basilica e vari edifici monastici.
Informato della regola di Martino di Tours, Paolino diede vita ad una vera e propria comunità elevando un complesso di opere che ancora oggi rappresentano una delle più importanti testimonianze della tarda antichità. Il Santo fece edificare nei pressi della basilica Vetus una nuova fabbrica più ampia e più bella, arricchendo l'area con chiostri e giardini, e vere e proprie case per fedeli.
Riquadri e pannelli in affresco con scene tratte dalle Sacre Scritture vennero realizzati all'interno delle basiliche ma con lo scopo di diffondere attraverso il linguaggio figurativo l'insegnamento del "Verbo".
Secondo la tradizione popolare S. Paolino eresse nei pressi della tomba del Santo Felice il primo campanile della cristianità. La tradizione apparirebbe confortata dal rinvenimento, nei pressi delle Basiliche di una parte di fornace per la fusione dei metalli, realizzata con grossi tufi greci forse per la costruzione delle "nolae" (campane).
Nel 410 d.C. i Goti condotti da Alarico invasero l'Italia.
Dopo aver saccheggiato Roma per circa tre giorni, proseguì la sua opera di devastazione verso il sud giungendo così nella pianura campana, dove, dopo Avella, si accanì contro Nola.
Alcuni storici ipotizzano che l'originaria struttura di Castel Cicala fu realizzata per far fronte a questa funesta invasione e che gli abitanti di Nola vi si rifugiarono abbandonando la città al suo destino.
Per Nola e il suo territorio ebbe inizio un lungo periodo di decadenza e rovina, accentuato dalle successive invasioni.
Nel 455 d.C. la tradizione racconta della tragica invasione ad opera di Genserico, re dei Vandali che distrusse Capua, Avella e la stessa Nola.
Nel 472 d.C. seguì una spaventosa eruzione che per i suoi effetti disastrosi fu paragonata a quella del 79 d.C.
Tra il 535 e 555 la piana nolana fu luogo di scontri tra Ostrogoti ed esercito bizantino inviato dall'imperatore Giustiniano.
Le invasioni e le battaglie nella piana di Nola, con l'aggravio di calamitosi eventi naturali distrussero completamente la città e decretarono anche il destino della "Città Santa". Anche i campi e le abitazioni furono abbandonati e di conseguenza si ebbe un lungo periodo di carestia, pestilenza e fame.

A cura dell'Arch. Arcangelo Mercogliano

Planimetria del centro storico

1- ingresso al complesso basilicale 

2- arco santo

3- chiesa di S. Maria degli Angeli

4- palazzo Albertini

5- cappella di S. Luigi

6- parrocchiale di S. Felice

7- chiesa dei Morti

8- Palazzo Filo della Torre

9- Municipio
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