CAPPELLA DI SAN RAFFAELE ARCANGELO

A Cimitile la chiesa dedicata al Santo Arcangelo Gabriele, è ubicata nel rione Galluccio, all’interno della confluenza di Via Amerigo Crispo e Via Nazionale delle Puglie - Galluccio (ex Strada Regia), dove si apre un piccolo slargo spartitraffico su cui prospetta anche il Palazzo del Duca di Castelmezzano. 

Il dato cronologico dell’anno di fondazione del piccolo edificio ecclesiale non è ancora noto, ma essa certamente deve avere avuto una precisa motivazione storica e devozionale. Per la sua vicinanza col Palazzo dei Duchi di Castelmezzano, appartenuto precedentemente ai Caracciolo, si ritiene che le due nobili famiglie abbiano avuto sulla chiesa diritti patronali. 

A nostro avviso, considerazioni storiche probanti sono però riscontrabili sull’origine in loco della dulia dell’Arcangelo. A Galluccio, invero, l’antica Strada Regia che collegava Napoli ai centri pugliesi, nel tratto dell’Agro Nolano aveva un percorso diverso da quello dell’attuale Nazionale delle Puglie (7 Bis). Appena fuori Cimitile, infatti, proprio a Galluccio, l’importante arteria piegava per Gallo, passava davanti alla parrocchiale di San Nicola e proseguiva, tra Schiava e Tufino, verso Baiano, dirigendosi poi, attraverso il valico di  Monteforte, ad Avellino e quindi nelle Puglie. 

Galluccio, in effetti era un punto di transito obbligato per quanti dovevano andare nelle Puglie (viandanti, commercianti, soldati, autorità), nonché per i pellegrini diretti a Montevergine e al Santuario di San Michele al Gargano. Considerato, che San Raffaele è il protettore  dei viaggiatori, si deve ritenere che nel sito della chiesetta esistesse in origine un’edicola o una cappellina dedicata all’ Arcangelo, oggetto delle devote preghiere dei passanti, sostituta tra seconda metà del Settecento e la prima dell’Ottocento dall’attuale costruzione ecclesiale, come ne suggeriscono le linee stilistiche. Nello stesso breve tratto della Strada Regia, tra Cimatile e Gallo, San Raffaele era affrescato, insieme con la Vergine e San Nicola anche sulla facciata della chiesa di San Nicola a Gallo, che ne conservava anche un simulacro plastico, [5] Ancora a Cimitile l’Arcangelo è riprodotto in una tela nell’abside della chiesa di Santa Maria degli Angeli. 

Il piccolo complesso ecclesiale prospetta con una facciata quasi quadrangolare, senza timpano, sormontata da una croce centrale e da un supporto ferreo reggente le campane. E’ appena impreziosita da fasce decorative dipinte nei contorni marginali e del portale, sul quale si apre il cosiddetto oculo, chiuso da un vetro con la riproduzione dell’immagine dell’Arcangelo . Il limitato interno, che invita al raccoglimento meditativo ed alla preghiera, si compone di una navatella,   che continua nell’abside, di uguale larghezza ma poco profonda, nonché di annessi locali funzionali (sacrestia, ripostiglio, servizio). 

Le pareti laterali sono segnate da specchiature rettangolari lungo le quali sono disposte le stazioni della Via crucis; sulla parete  destra, sopra le specchiature, due finestre circolari contribuiscono, insieme con l’oculo della facciata, ad illuminare l’interno, alquanto povero di luce. 

Le due cornici circolari della parete superiore a manca,  accoglieranno fra poco tempo due preziosi dipinti, da noi visionati, opere del pittore Guido Laperuta, artista di chiara fama, raffiguranti San Michele e San Gabriele, che completano la triade angelica più venerata. 

La figura di Gabriele, si staglia su un fondo dorato, di  medievale reminiscenza, che mette in risalto la plastica dei volumi statuari, rimarcati dagli effetti chiaroscurali della candida veste e dell’azzurro mantello. L’Arcangelo regge due bianchi gigli, metafora di candida purezza, e gira gli occhi alla sua sinistra, come a rivolgere lo sguardo ad una presenza non raffigurata, ma presente fuori campo, cui sono destinati i fiori immacolati, vale a dire la Vergine Maria, Immacolata Concezione. 

San Michele, raffigurato secondo l’iconografia tradizionale, regge la bilancia del giudizio con la mano sinistra e con la destra brandisce la lancia per colpire il demonio che calpesta con i suoi calzari. La sua figura angelica, che si staglia sulle nuances azzurre del cielo, è  ritratta con una tavolozza cromatica vivace e luminosa; essa contrasta fortemente con le tonalità brune e fredde del demonio e dei suoi compagni, dei quali accentua nell’espressione maligna la loro natura infernale. La scena è storicizzata con la precisa riproduzione nello sfondo delle basiliche paleocristiane di Cimitile e della nostra chiesetta. 

Preceduto dalla nuova mensa eucaristica voluta dal Concilio Vaticano II°, l’altare  è sormontato da una struttura baroccheggiante a tempietto, che incornicia un’icona raffigurante San Raffaele e Tobiolo, opera firmata da Vincenzo Vincenti, noto artista dotato di buona competenza tecnica, di equilibrio compositivo e di sensibile cura nella selezione coloristica. Il quadro rispetta l’immagine tradizionale di questo sacro soggetto: il paesaggio verdeggiante, i protagonisti Raffaele e Tobia, il biblico pesce.   

Testo di A. Fusco