Oltrepassato l'arco in tufo situato di fronte alla basilica di S. Tommaso, si notano sulla destra i resti della necropoli di II-III secolo d.C. protetti da un'ampia tettoia. Una comoda passerella consente di ammirare da diversi punti di vista i mausolei che sono realizzati con filari alternati di tufi e laterizi. Di particolare interesse è la copertura dell'edificio funerario, conosciuto come cappella dei Ss. Martiri, che conserva ancora parte dei laterizi originari.
Ritornati sul vialetto, si giunge in uno slargo, dove si aprono gli ingressi alla basilica di S. Felice (sinistra) e alla cappella dei Ss. Martiri (destra). Quest'ultima venne realizzata dal vescovo Leone III, intorno agli inizi del X secolo, trasformando un mausoleo funerario del III secolo che aveva l'ingresso a sud ed era caratterizzato dalla presenza di arcosoli lungo le pareti e di tombe terragne nella parte centrale. Tra la fine del Cinquecento e la prima metà del XVII secolo, la cappella era dedicata all'Annunziata, anche se veniva comunemente chiamata le Cinque Pertose, in rapporto alla presenza di un marmo con cinque fori che costituiva l'accesso ad un 'pozzo' molto venerato dai pellegrini, perché collegato al culto del sangue dei Martiri.
Una piccola scala in muratura consente di accedere alla cappella che è impreziosita dal protiro fatto costruire da Leone III, in sostituzione dell'originario ingresso. La struttura è costituita da una volta a botte in muratura sorretta da due mensole, sulle quali è incisa la dedica del vescovo (LEO TERTIVS EPISCOPVS FECIT). Un raffinato intaglio geometrico e vegetale decora i due sottostanti pilastrini che sono coro- nati da capitelli corinzi molto stilizzati; le sculture rinviano a moduli formali e iconografici classico-bizantini.
Nella lunetta del protiro, affrescata con la Vergine orante tra due angeli, è murata un'epigrafe marmorea cinquecentesca che ricorda due eventi miracolosi, legati al culto dei Martiri e alla vita di S. Felice. A sinistra del protiro sorge un'arcata cieca su colonne di spoglio, al di sotto della quale si nota una cornice marmorea di età imperiale che è poggiata su un lacerto di pavimentazione in laterizi.
Nella cappella, coperta da una volta a crociera, sono visibili resti del pavimento in lastre di marmo impiantato sulle tombe terragne. Di straordinaria bellezza sono gli affreschi, databili dal III al XIII secolo, che decorano le pareti dell'edificio.
Nell'arcosolio a destra dell'ingresso (in basso) sono dipinti Adamo ed Eva, mentre in quello sotto la scala si riconosce Giona che viene gettato in mare. Le pitture (seconda metà del III secolo), che si collocano tra i primi esempi di arte cristiana fuori Roma, decoravano il mausoleo riutilizzato dal vescovo Leone III.
Sul lato meridionale della cappella si trovano l'abside e due altari a blocco, sormontati da nicchie affrescate (XIII secolo): a sinistra è raffigurato S. Eusebio, a destra la Maddalena. Nell'abside, parzialmente demolita, sono visibili due strati sovrapposti di affreschi: quello più antico, databile all'XI secolo, raffigura la Vergine (rimane solo il volto) tra due angeli; l'altro strato, risalente al XIII secolo, raffigura Maria Regina (si notano pochi resti). In alto è dipinto Cristo in cattedra tra cherubini e angeli, men- tre sulla volta campeggia un grande angelo (inizi X secolo).
Sulla parete di fronte all'ingresso, presso l'altare della Maddalena, è raffigurata una santa dall'abito riccamente decorato (XIII secolo). Poco oltre è visibile il marmo che, come ricorda l'iscrizione murata nella lunetta del protiro, sarebbe stato miracolosamente incavato da una goccia di sangue tratta dal 'pozzo'. Costituita da tre gradini, la struttura muraria è posteriore al pavimento in lastre di marmo, agli affreschi del X secolo, al banco che corre lungo la parete meridionale dell'edificio e all'arco che dà accesso all'adiacente ambiente funerario. Un grata metallica indica il punto ove, secondo la credenza, sarebbe caduto il sangue.
Sulla parete a destra dell'ingresso sono dipinte cinque scene della Passione di Cristo: tradimento di Giuda, ascesa al Calvario, Crocifissione, discesa agli inferi, pie donne al sepolcro. Il ciclo, di alto livello qualitativo (inizi X secolo), prosegue sulla parete a sinistra dell'ingresso con le scene Noli me tangere, incredulità di Tommaso, insediamento di Pietro nell'ufficio pastorale; qui si notano, inoltre, la vocazione di Pietro e Andrea e la presentazione di Cristo al tempio. Sulle due pareti si riconoscono, altresì, le immagini dei santi Simeone stilita, Anastasia, Cosma e Damiano, Pantaleone, Caterina e Gennaro (inizi X secolo).
Dall'abside si può accedere alla cappella di S. Giacomo che venne costruita dopo il XIII secolo sui resti di un altro mausoleo. L'ambiente funerario, cui si entrava da sud come attesta la soglia in marmo visibile in basso a destra, accoglieva arcosoli e tombe terragne. Sulla parete del mausoleo, presso la porta, s'intravedono i resti degli affreschi realizzati agli inizi del V secolo, forse su indicazione di Paolino di Nola. Si tratta di scene tratte dal Vecchio Testamento che in origine erano distribuite su due o tre registri. Negli arcosoli esistenti sul lato ovest del mausoleo sono dipinti Giona che viene inghiottito dal cetaceo e poi sputato e Giona che riposa in spiaggia.
Il sarcofago in tufo che è collocato nell'angolo sinistro della cappella venne scoperto nella seconda metà del Seicento dal preposito Guadagni, quando fece demolire l'altarino esistente per realizzarne uno più grande. Quest'ultimo è stato distrutto negli anni Trenta per effettuare lo scavo dell'ambiente.
Sulla parte alta delle pareti della cappella rimangono pochi resti degli affreschi raffiguranti i miracoli di S. Giacomo.
Prima di uscire dall'edificio, conviene affacciarsi nel mausoleo che sorge sul lato sud della cappella dei Ss. Martiri. Vi si accede dall'arco esistente presso il marmo con la grata metallica. Il mausoleo, che presenta cinque tombe terragne, è decorato da un affresco che imita l'opus sectile.
Sulla parete di fondo, attraverso un'apertura, s'intravede un altro ambiente funerario coperto da una volta a botte. A sinistra, infine, si riconosce la porta che in origine consentiva l'accesso al mausoleo.
Testo del prof. Carlo Ebanista