ARCO SANTO

Originario accesso alle Basiliche

Per completare la visita al complesso basilicale non può mancare una breve sosta presso l'originario accesso, conosciuto come "arco santo".

Per ammirare la struttura bisogna uscire dall'area archeologica e recarsi in vico Arco, che si apre su corso Umberto I° presso la chiesa di S. Maria degli Angeli che non va confusa con l'omonima cappella esistente all'interno del complesso.

L'arco, che è costituito da blocchi di tufo ed elementi lapidei di reimpiego, immette in un vico con orientamento nord-sud che termina sulla parete meridionale della basilica di S. Tommaso ed è parallelo ai mausolei della necropoli.

L'intradosso dell'arco conserva due affreschi sovrapposti: lo strato più antico è individuato da tracce di colore rosso, mentre l'altro (databile al XIV secolo) è articolato in tre riquadri. Il pannello centrale accoglie un personaggio con aureola graffita. I riquadri laterali sono suddivisi in due pannelli, ognuno dei quali accoglie l'immagine di un santo; stando ad una descrizione del 1644, dovrebbero esservi rappresentati S. Giovanni Battista, S. Felice, S. Paolino e S. Massimo. Completamente scomparsa è l'Ultima cena che nel Seicento era raffigurata sulla lunetta che chiudeva la parte superiore dell'arco.

Ben conservata è un'epigrafe marmorea che invitava il viandante a fermarsi e a chiedere informazioni per raggiungere la tomba di S. Felice. Fu collocata sul lato sinistro dell'arco, tra il secondo e il terzo quarto del XVI secolo, da Francesco Albertini, preposito di Cimitile e arcidiacono della cattedrale di Nola.

Testo del prof. Carlo Ebanista.

TRADUZIONE DELL' EPIGRAFE MARMOREA

Fermati, o viandante, sebbene tu abbia fretta, suvvia fermati.
Ti spinga la devozione e la religiosità del luogo.
Entra e con gioia spargi gigli a piene mani sul cenere di Felice, domanda e troverai la strada.
E quel cenere che Agostino, Paolino e Beda esaltano con parole, tu veneralo stando in ginocchio.
Entra ma con animo puro e nel contempo a piedi scalzi, dal momento che cammini sui corpi di mille Santi.
Francesco Albertini, Arcidiacono, e il Preposto furono curatori.
Questo io volevo, che tu, passando attraverso luoghi tanto sacri, li onorassi e ne tenessi coscienza.   Addio viandante.