ARTI E ARTEFICI

Più che molte storie di paese un Paese con molta storia.
"ALESSANDRO DENNETTA"

Nel quinto annuale del mio settantennio mi sono regalato l’abbandono alla piena dei ricordi.

I loro volti...... le loro voci….

Alessandro Dennetta. ARTI e ARTEFICI.pdf

AFFRESCHISTA

Vincenti Vincenzo

Noto nel circondario per questa specialità, bravo pittore ma anche un "fumantino" con i fiocchi. In una personale allestita in Via Roma, aveva esposto un dipinto effigiante Giovanni XXIII stranamente corrucciato.
Quando gli fu chiesto da Peppino de Stefano il perché di quel broncio, piccato, a muso duro gli esplose: "intende farti sapere che non gradisce la tua presenza, perciò vattene!!”.
Aveva d’istinto pensato ad una venatura di critica.

AGRIMENSORE

Scala Francesco - via Naz. Puglie -

Benché privo di mezzo braccio, maneggiava con assoluta agilità le paline da posizionare negli angoli dei fondi di cui gli si chiedeva di computare la superficie.

ASFALTISTI

Ascolese Giuseppe

L’immancabile sigaretta a lato della bocca aveva una spiccata dimestichezza con le pizze di asfalto e con le carte da gioco, napoletane o francesi che fossero.

Romano Carmine

Vittima di una imbarazzante alopecia non riusciva a privarsi del berretto con la visiera calata sulla fronte, neppure quando rimestava l’asfalto bollente nella fornace.

Spampanato Felice

Dal padre aveva ereditato la verve, l’arguzia ed oltrechè caratterialmente gli somigliava anche fisicamente.
Sua massima prerogativa era la puntualità nella esecuzione dei lavori appaltati.

AUTISTI DI PIAZZA

Ferrante Francesco

La vettura, parcheggiata in piazza, sempre efficiente e continuamente spolverata.

Marigliano Francesco

Alternava l’attività con quella di agricoltore. Possedeva, notoriamente una Fiat 1100 E di colore indefinito, forse tendente al beige. Trovò lavoro a Napoli e smise l’attività sia agricola che di noleggio.

Santorelli Francesco

Aveva la predilezione per le vetture di grossa cilindrata.
Continuamente in giro non curava più di tanto il suo aspetto.

BAR

Balletta Felice - Bar Centrale

Rilevò il bar D’Avanzo e lo modificò abolendo il banco frigorifero.
Di fronte pose la cassa in prolungamento di una scintillante vetrina a più ripiani maestosamente illuminata.
Sostituito il panno al glorioso biliardo, ripresero i tornei di parigina e di bazzica.

Caffarelli Marco

Alla caffetteria si accedeva dal Corso ed oltrepassato il bancone a sinistra si entrava nell’altro basso, dove i quattro tavoli da gioco erano sempre impegnati in chiassose ed estenuanti partite di tressette e poker con la "resta" di cento lire.

Cece Francesca

L’esercizio apriva i battenti alla fine di via Madonnella.
E perciò la sua era una clientela rionale. Impensabile, infatti, che dalla piazza qualcuno si spostasse tanto lontano.
Nelle serate fredde e piovose tutti i tavoli del locale erano impegnati dai giocatori.
La posta minima ed insignificante, ma massima era la soddisfazione dei vincitori!

D’Avanzo Domenico

Vissuto inseparabilmente con la vecchia pipa. Usava una miscela di trinciato dall’odore così intenso che se ne avvertiva, appena entrati nel locale, la consumazione.
A destra, venendo dal Corso, un banco di mescita bevande e caffè espresso.
A sinistra un lungo banco frigorifero di alluminio con un enorme frullatore incorporato e tre bocche contenenti i cilindri del gelato immersi nel freddo.
Nella sala attigua campeggiava il biliardo a sei buche dove una intera generazione, o forse due, ha avuto il battesimo nella bazzica (i birilli da abbattere sono esclusivamente quelli il cui valore sommato al numero segreto, assegnato in sorte, deve totalizzare trentuno).

De Simone Angelo

Lilluccio, negli anni 54/55, dotò il bar di televisore.
Una qualsiasi consumazione e si poteva assistere alle trasmissioni.
Il giovedì, però, bisognava anticiparsi ad occupare un posto in sala: si trasmetteva "Lascia o Raddoppia?".
Una ressa incredibile e rumorosa alla ricerca di un posto.
E meno male che non appena partiva la sigla musicale, di colpo, come d’incanto, calava il silenzio.
Col tempo acquistò un immobile e vi si trasferì adibendone il primo piano a salone per le cerimonie. In brevissimo divenne il punto di riferimento nel paese per matrimoni e feste simili.

Gaetano Felice

Il locale bar con un lunghissimo bancone a destra.
Era attiguo al locale ristorante per il quale, del resto, era sorto.
La cassa precedeva, a sinistra, la porta di accesso all’altro esercizio.
Un via vai di camerieri col vassoio dei caffè di fine pranzo.

Gaetano Nicola "O Pizzeriniello”

Il sorriso accattivante faceva sentire gradito ogni cliente.
Teneva esposte nel locale non solo vecchie fotografie ma anche alcune di TOTÒ di cui certamente era un fan caloroso.

Manganelli Domenico Bar Azzurro

La granita di limone per antonomasia!
La "formula" dell’impasto gli era stata ceduta da un barista di lunga esperienza, conosciuto anni prima in Sicilia.
Nel tempo incrementò la clientela giovanile con una pizzeria allogata in un ridotto giardino cui si accedeva in fondo all’androne attiguo al Bar Azzurro, a destra.
Un lucroso intuito quello di fissare un ridotto prezzo unitario della birra e pizza!

Spampanato Pietro

Il passaggio del primo treno per Napoli ne fissava l’apertura.
Teneva sempre una caramella da offrire all’amico che incontrava ed al quale, al solito, indirizzava anche un rigido saluto romano con l’espressione: Palermo Napoli Firenze. Sì, proprio un nostalgico PNF.
Alzi la mano chi lo ha veduto, seppure una volta sola, col cappotto!

BARBIERI

Una breve premessa su alcune peculiarità di questo mestiere.

A) molti barbieri, una volta, tenevano in bottega una sputacchiera contenente calce viva.
Un presidio sanitario contro la trasmissione di malattie infettive incombenti. Infatti ovunque, principalmente negli uffici pubblici, era esposta, e ben evidente, la targhetta di latta con l’ammonizione "vietato sputare per terra".

B) nelle festività di fine d’anno ogni barbiere regalava, premio per così dire di fedeltà clientelare, un mini calendario, protetto da una custodia di cellofan, impregnato di penetrante profumo e ridondante, all’interno, di donnine discinte e riprese in pose osè.
Un embrione del futuro PLAY BOY.
Pochi gli audaci tra i ragazzi che allora ebbero l’ardire di scovarlo nelle cose del genitore, ma chi ci è riuscito, ancora non dimentica!!!

Albertini Antonio

Il salone all’angolo tra il Corso e via Carradori aveva due poltrone a destra dell’entrata e quattro sedie a sinistra.
L’ingresso al retrobottega era mascherato da un grande specchio intelaiato di legno e dalla cucina ivi praticata dilatavano invitanti odori.
E non era raro sorprendere la signora Rosa (rimasta pervicacemente fedele all’inflessione dell’idioma friulano - di nascita - era di Ampezzo prov. Udine) mentre faceva capolino da dietro lo specchio per la conta dei clienti ancora presenti nel locale: calcolava il tempo ancora occorrente per mettere a tavola.

Angelillo Nicola - Corso -

Radeva tenendo il braccio disteso quasi a mostrare il rispetto che dava al cliente di turno. Si entrava nell’esercizio, scalando un gradino, dal Corso.
Sulla sinistra due poltrone, da lavoro, girevoli ed a destra una serie di sedie. In fondo al locale uno specchio molto grande nascondeva l’ingresso al retrobottega.

Buglione Felice

Nello slargo di via Pozzonuovo aveva bottega. Non ha mai voluto che i clienti vi giocassero a carte e neppure nello spazio antistante l’ingresso. Amava trattenere la clientela sonando e parlando di musica. La insegnava anche nelle scuole.

Buglione Michele

Usava parlare di politica mentre accudiva all’insaponatura della barba del cliente.
Si professava di sinistra e non aveva alcun timore di rinfacciarlo persino al suo locatore, il dr. Tanzillo sindaco pluriennale del paese sotto il simbolo dello Scudo Crociato. Infervorato nella discussione che finiva sempre in filippica contro, talvolta brandiva il rasoio a mò di roncola e gridava che ben volentieri avrebbe decapitato i clienti dell’altra parrocchia. Lo faceva, guarda caso, proprio mentre radeva il cliente storico del salone, l’ecc.mo vescovo Cece che, conoscendolo e da sempre anche per ragioni di vicinato, ne sorrideva.
Era un cuore tenero che voleva passare per burbero solo per passione politica. E dire che aveva un fratello prete: don Armando!!

Lamonica Giuseppe

L’esercizio al Corso, angolo via S. Antonio, aveva le poltrone da lavoro - due - a sinistra.
A destra una ordinata sfilza di sedie.
In fondo al locale un ampio specchio rettangolare, per l’intera parete, rifletteva il transito cittadino, che non sempre, in caso di pioggia, era sicuro: la strada era lastricata da quadroni di piperno che se non scalpellati di frequente diventavano pericolosamente lisci e scivolosi.
Era noto per l’espressione ancora oggi ricordata: "tu a fare freddo ed io a tremare, vediamo chi si stanca prima".
La indirizzava al tempo meteorologico? O no? Un umorismo connaturato al carattere.

Marzialetti Giovanni

Il salone ad un passo, sì proprio un passo articolare, dal cancello del vecchio municipio. Mentre radeva o sforbiciava mostrava la lunga unghia del mignolo della mano destra.
Il suo vanto!!!
Quasi tutti i barbieri dell’epoca avevano questa peculiarità ma la sua era decisamente la più estesa.

Peluso Attilio

Entrando nella bottega ci si imbatteva a sinistra in una panchina in ferro e legno e di seguito in due poltrone separate da un lavabo in porcellana con acqua corrente.
A destra, sovrastante tre sedie in legno, era posto uno specchio ed ancora più in alto, addossate alla parete tante, tantissime gabbie per i canarini ed i fringuelli di cui aveva un numeroso allevamento.
Quando cantavano, si fermava, sospendeva il lavoro e con molto orgoglio affermava: i miei trombettieri.
D’inverno faceva approntare dalla moglie un capiente braciere e la carbonella appena accesa avvampava subito con l’ausilio di un "diavolo" dalla lunga canna.
Un asse di legno compensato sulle ginocchia consentiva ai clienti in attesa, accese partite di sette e trentuno: i punti della scopa e del tressette nel gioco a due.
In fondo al locale, nel retrobottega si serviva di un lettino per praticare iniezioni o salassi.
Per questo aveva una siringa sempre pronta e sterilizzata ed un boccale di mignatte.

Peluso Francesco - Corso -

Tra il 1952/53 trasformò la saletta di servizio annessa al salone, in due box per docce.
Un pezzo di sapone, micro si intende, ed uno spugnoso asciugamano con tanta acqua calda corrente contro il corrispettivo di cinquanta lire. Non c’era pericolo di scivoloni perché i box erano dotati di una pedana in legno a listelli separati proprio per agevolare il deflusso dell’acqua insaponata che scivolava dal corpo. E quell’acqua portava via la sensazione di ristrettezze patite nell’evento bellico appena consumato.

Russo Cristoforo

Nei momenti di disimpegno dal lavoro si donava, vittima, ad Antonio Altomare nel gioco della scopa.
Storiche le sue ripetute sconfitte nel tentativo, poche volte riuscito, di vincere.
Erano fraternamente amici ma per quel minimo che ponevano come posta, grossi paroloni di superiorità "tecnica".

Vallone Francesco

Salone nel Corso, all’inizio letteralmente del Corso, con due poltrone a sinistra.
A destra poche sedie accanto alla porta che si apriva sullo spazio attiguo.
Aveva un rapporto particolare con le schedine stampate dalla Sisal e settimanalmente rimaste inutilizzate.
Se ne serviva per deporre, dopo la rasatura, la schiuma asportata dal viso del cliente. Poneva attenta cura al filo del rasoio: lo strappava delicatamente sulla fedele striscia tesa di cuoio, la coramella.
Ogni rasatura terminava con la passata della pietra di allume.
Come i colleghi usava il sapone a base di mandorla per la funzione emolliente che questo frutto esprime.

BOTTAI

Foglia Reparato

Fumatore incallito, mentre assestava i cerchi attorno alle doghe, dimenticava di fumare le sigarette che via via accendeva e deponeva a fianco.

A lavoro completato, il gran numero delle sagome delle sigarette, ormai incenerite, testimoniava che aveva dato la precedenza al dovere sul piacere.

Peluso Attilio fu Luciano - via Pozzonuovo -

Nell’impianto di una botte aveva la massima cura per il cocchiume e per la spina, come dire, al principio ed alla fine dell’impiego del recipiente.

CALZOLAI

All’epoca, va premesso, le scarpe avevano le suole chiodate ed i tacchi erano protetti, nella parte posteriore estrema, da una lunetta di ferro. Se ne doveva rallentare il consumo!

Anagnostacchi Michele - Corso -

Il negozio era ricco di scatole di scarpe riposte sui ripiani.
Al centro del locale il suo tavolo di lavoro, ingombro di chiodini, coloranti, cerette e lesine! Nel negozio vigeva una regola ferrea, mai violata, di non riparare se non le scarpe comprate nel suo punto vendita.
Era di origine greca, e l’inflessione non lo smentiva, ma a lungo andare si napoletanizzò.

Buglione Domenico - via Pozzonuovo -

Nei momenti di riposo spupazzava il cane che gli teneva compagnia nelle ore di lavoro.
Lo stesso cane lo attendeva in macchina quando rientrava col treno da Napoli.

Capuano Raffaele

Era dipendente del calzaturificio De Risi di Saviano. Solo nel pomeriggio inoltrato si insediava nel laboratorio al Corso.
Nel lavoro non era molto ciarliero preferendo applicarsi molto attentamente alle riparazioni che gli venivano richieste.
Era scrupoloso quanto mai anche nel costo.

Covone Antonio

Nella bottega di via Morelli la clientela era davvero scelta, anzi sceltissima nel senso che vi ricorrevano i "barcaioli" quelli, cioè, che erano necessitati a calzare dal quarantasei in su. Non trovando nei negozi scarpe per i loro piedi, i "portatori" erano costretti a commissionarne la confezione su misura. Il deschetto posto in un angolo era ingombro di pinze per occhielli, trincetti, lesine, tenaglie ed un grosso piede di ferro con base perennemente posata sulle gambe.

D’Avanzo Stefano - Corso -

In un piccolo locale, posto al di sotto della strada, attiguo al portone del palazzo Albertini, cui si accedeva scendendo per un gradino dall’alzata non proprio agevole, teneva il banco di lavoro assediato da scarpe da riparare.
Brutti momenti quelli!
Se si rivoltavano i cappotti, figuriamoci quante riparazioni subivano le scarpe prima di essere buttate via.
Ma egli era sempre ilare e fischiettava che lo si sentiva da lontano. Innegabilmente il "pozzetto" nel quale lavorava fungeva da cassa di risonanza.

Di Palma Salvatore - Corso -

Un angusto basso dove alle spalle del Deschetto era posto lo sgabello che gli consentiva di visionare il traffico del Corso.
A destra era posizionato una cucitrice alla quale appoggiava quotidianamente la bicicletta suo eletto mezzo di trasporto.
D’inverno o meglio quando faceva freddo la punta del suo naso diventava paonazza. Ma la simpatia era la sua costante di vita.

Pergolesi Antonio

Più che preferita l’altra attività di sonatore impegnato via via in molte bande locali.

Sirignano Felice

Dell’abitazione in vico Pace aveva riservata una parte a posto di lavoro, separandola con tendoni. Ribatteva il cuoio al ritmo della canzone che al momento intonava.

Valentini Giuseppe

Alternava a quello di ciabattino l’onerosa attività di sagrestano della parrocchia.
Nelle messe solenni sonava la spinetta e cantava, non certo a bassa voce, il suo personale "latinorum".
Abitava e lavorava in una antica casa cui si accedeva dal sagrato della parrocchia salendo quattro gradini protetti a sinistra da un parapetto al limite del giardino.

Violetto Biagio

Il tavolo da lavoro accostato al forno della panetteria del fratellastro Catalanese.
La vecchiaia inoltrata non gli consentiva di avvertire il moccio al naso.
Istintivo, quando se ne accorgeva, il gesto di pulirsi col palmo della mano!
Nel lavoro non poteva né parlare né cantare per la inveterata abitudine di tenere in bocca, a fior di labbra, le semenzine a testa bassa da martellare nel cuoio.

CAMIONISTI

Cafarelli Francesco, Cafariello Andrea, Capuano Antonio, De Sarno Nicola, De Stefano Vincenzo, Di Palma Felice, Di Palma Pasquale, Esposito Salvatore, Napolitano Giuseppe, Napolitano Luigi, Panagrosso Felice, Rinaldi Giuseppe, Scala Crescenzo,
Scotti Gennaro, Spampanato Raffaele, Spampanato Raffaele fu Felice, Spampanato Vincenzo fu Felice, Vallone Felice.

CANTINE

Cavallaro Adelina - via Roma -

De Lellis Angiola - via V. Veneto -

De Risi Martino - Galluccio -

Di Palma Felice - via Morelli -

Menna Mafalda - via Naz. Puglie lato Nola -

Napolitano Andrea - Corso -

Napolitano Lucia - via Forno -

Sergio Silvia - via Naz. Puglie lato Nola -

era conosciuta come Rosina ‘a citta ed era l’unica che teneva a disposizione dei carrettieri di passaggio, i "vatecari", alcuni alloggi nei bassi del cortile.

CARRADORI

Amato Giovanni - in via Roma -

Un maestro d’ascia!
I clienti di Camposano e dintorni gli erano particolarmente affezionati: consentiva loro anche il pagamento dilazionato dei lavori fatti. Lavorava al limite del portone di casa e per rendere incandescente il cerchio da porre attorno alla ruota non impegnava la strada, tra l’altro provinciale, come erano necessitati gli altri carradori.

Guadagno Umberto - Corso -

Sibilla Luigi - via S. Giacomo -

Spampanato Aniello - via Naz. Puglie -

Tutti e tre, per mancanza di spazio, erano costretti, almeno per l’impianto del cerchione di ferro nella scanalatura predisposta nel bordo esterno delle ruote, a renderlo incandescente lungo la strada.
Lo sporadico traffico veicolare non ne risentiva e per i bimbi di allora uno spettacolo irripetibile. Una sola volta venne avvisato che lungo il corso Umberto era proibito porre intralci alla mitica Milano-Taranto in transito per quel giorno (il primo a passare fu Bruno Francisci su Moto Guzzi 500. Per la storia l’unico campano a parteciparvi fu il dott. Mario Russo di Cicciano).

Angelillo Aniello - via Roma -

Una parte della casa d’abitazione adibita a laboratorio.
Le cerchiature delle ruote non aveva necessità di approntarle in via Roma perché godeva di un ampio cortile attiguo alla casa con retrostante giardino.
Intorno, addossate ai muri v’erano ruote di varia circonferenza e tanti mozzi in legno, i "miuli".

CERERIA

Muto Salvatore - Corso Umberto -

Sul bancone teneva le candele di varia misura che produceva nel retrobottega.
Il negozio nei pressi della parrocchia gli assicurava una clientela abitudinaria.

COLONIALI

Benvenuto Carlo - via Roma -

Era dipendente della distilleria De Santis e, quando l’opificio cessò l’attività, aprì bottega in un basso di proprietà Meo Vincenzo.
Tra i tanti dolciumi in vendita, nelle scaffalature, alle spalle del bancone, teneva una grande quantità di micro bottiglie dai molteplici colori: erano le essenze di liquori diversi.
In casa, infatti, non si produceva solo rosolio.

Napolitano Amalia - locale divenuto poi Bar Azzurro -

Tra il banco e l’uscio era posta una cassapanca in legno con vetrinetta di esposizione protetta da grata, in ferro sottile, a larghe maglie.
Un vero scrigno: caramelle, confetti di ogni dimensione e colore, barchette di liquirizia e cioccolatini il cui involucro di stagnola rifletteva ovunque la luce della lampada pendente al centro del locale.
Sul corto bancone una bilancia a forma di triangolo capovolto, munita di un piatto ed, in alto, di una scala graduata sulla quale scorreva l’ago indicatore di peso.
Proverbiale la pignoleria nell’operazione di pesatura.
La scelta del confettino da aggiungere o sottrarre, per evitare la sforatura, seppur di poco, del peso richiesto dal cliente, era davvero eccessiva tanto che, non poche volte, il cliente di turno, infastidito dalla snervante operazione, rinunciava all’acquisto ed usciva sbattendo la porta.

Reale Assunta

Squisito il suo espresso d’orzo! Provvedeva personalmente ad abbrustolire, periodicamente, all’aperto innanzi alla bottega, l’orzo di prima scelta che comprava.
Ne controllava con certosina pazienza la tostatura sbirciando, attraverso la finestrella, nel cilindro di torrefazione roteante sul fuoco.

COMMERCIANTI DI ANIMALI DA MACELLO

Bifulco Geosuè - via Naz. Puglie -

Bifulco Salvatore - vico Arco -

Sommese Pasquale - via Madonnella -

Sommese Domenico - via Madonnella -

COMMERCIANTI DI DERRATE AGRICOLE

Amato Aniello - via Forno, Buglione Antonio - via Roma, Buglione Francesco (arachidi) - via V. Veneto, Di Palma Felice (patatesemina) - via Naz. Puglie, Ferrara Felice - via Cisterna, Foglia Pellegrino - vico Foglia, Foglia Pasquale - vico Foglia, Foglia Andrea - vico Foglia, Galasso Bernardino - Corso, Giannini Alfonso - via Cupa Falciano, Lombardi Giovanni - via Trivice d’Ossa, Manco Francesco - via Croce, Matriciano Gennaro -viaP.Peluso, Matriciano Michele - via Libertà, Menna Carmine - via V. Veneto, Miele Pasquale - via Cisterna, Pacchiano Salvatore - vico Foglia, Provvisiero Francesco e dopo Donata – Corso, Sommese Francesco - via Roma, Trinchese Aniello - via F.lli Mercogliano, Vaia Michele - via Croce.

CONFETTIFICIO

Castoria Ernesto

Nel laboratorio di via Morelli produceva i confetti che, però erano venduti nel negozio al Corso Tommaso Vitale di Nola - proprio all’inizio sulla destra.
Alla morte del titolare i figli, Gennaro e Luigi, trasferirono l’attività a Napoli impiantandovi un assortito deposito dolciario, in una traversa di piazza Borsa.
Si sono visti al paese per anni solo per la processione del 14 gennaio, per la breve e devota visita a San Felice.
Finchè vissero.

CUOCO

Ruoppolo Gennaro - via Maddonella -

Era di casa nelle cambuse di molte navi da crociera.
Piccolo di statura ma un gigante ai fornelli.

CUSTODE DELLE BASILICHE PAOLINIANE

Mercogliano Vincenzo - Corso -

Il suddito unico e solitario nel regno degli scavi. Formatosi alla scuola dei grandi Maiuri e Chierici, divenne presto uno sterratore eccellente ed appassionato.
L’humus culturale di Arcangelo che degli scavi è l’indiscusso sovrano.

DEPOSITO ALIMENTARE

Armano Antonio - via Naz. Puglie -

Nell’azienda, fornitissima di ogni genere alimentare, prestavano la collaborazione due operatori alle vendite. L’amministrazione contabile era affidata alla solerte cassiera nella sua guardiola.
E su tutto, l’occhio vigile della signorina Lucia che tra i clienti e i reparti di vendita, esercitava il potere della sua ubiquità.

DISTILLERIE

De Santis Nunziante - angolo via Croce e via Roma -

Ardolino Antonio - via Naz. Puglie -

Lombardi Antonio - via Pozzonuovo -

Le loro aziende erano disposte rispetto al paese in modo che le vinacce lavorate, liberando la loro fragranza, si sentivano ovunque e per giorni.

DISTRIBUTORE CARBURANTE

Greco Felice fu Gennaro

Nell’immediato dopoguerra ottenne la concessione di un impianto della CLEAM. All’epoca non aveva concorrenti ma, se vogliamo, un grosso ostacolo alla attività: l’allagamento d’acqua che spesso assediava l’impianto.
Una pioggia più intensa del solito convogliava le acque reflue del paese alla convergenza del Corso con via Cisterna e, fino all’assorbimento dell’acqua, la fornitura del carburante era sospesa.
L’impianto venne poi ceduto a Scala Crescenzo che smise, quindi, l’attività di camionista.

DISTRIBUZIONE CARBURANTE AGRICOLO

Menna Giovanna - via Ferrovia -

Redarguiva sovente i suoi clienti UMA perché rumoreggiavano, per motivi di precedenza, dinanzi al portone che apriva solo dopo le sei, arrecando disturbo ai vicini.

DROGHERIA

Lombardi Salvatore e successivamente il figlio Noberto - Corso -

Nei vasetti di vetro allineati sul bancone, a sinistra del cliente, teneva canditi, citrato, cremore, bicarbonato, radici di liquirizia. Varie scaffalature contenevano confezioni di acqua distillata, di alcool, di candeggina, di acido muriatico, di creolina e di catenelle di zolfo usate per la preparazione, alla vendemmia, delle botti. Le specialità galeniche le produceva in un laboratorio sito al Pizzone - lato Nola.

EDICOLA

D’Avanzo Luigi

Funzionario del Comune ed attento corrispondente locale del quotidiano ROMA, ripristinò l’edicola gestita anni prima dal padre. Sul tavolo di esposizione dei giornali, ben presto il "Corriere dei Piccoli" venne eclissato da Capitan Miki, Mandrake, l’Uomo Mascherato col fedele Lupo e Tex Willer.
Fumetti a strisce arrivati con la Coca Cola e la gomma "del ponte" al seguito delle forze armate alleate e subito stampati in lingua italiana assieme alle AMLIRE.

ELETTRAUTO

Mariani Raffaele - FIFÌ - via Roma -

Una sfilza di batterie sotto carica sul lato destro dell’officina e su quello sinistro un grosso bidone di acqua piovana da usare, a quei tempi, negli elementi dell’accumulatore.
In fondo, una parete attrezzatissima di utensili ed a sinistra una piccola guardiola in legno: l’ufficio amministrativo dell’azienda.

Spampanato Antonio - via Roma -

Un atroce destino il suo!
Proprio quando cominciava a farsi notare per la competenza!

FABBRI

Bifulco Arcangelo - vico Arco -

Di Palma Pietro - via Roma -

Matrisciano Felice - Corso -

Meo Antonio - via Pozzonuovo -

Napolitano Antonio - via S. Elena -

Scala Carlo - via S. Felice -

Spampanato Michele - via Croce -

Vaiano Francesco - trav. via Forno -

Verdesca Cipriano - via Forno -

FABBRICA PIASTRELLE

Santella Felice - via Croce -

Lo stabilimento disponeva di una notevole superficie ed era frazionato in reparti collegati tra loro da coppie di rotaie sulle quali venivano spostati i carrelli.
Dal reparto frantumazione dove le pietre venivano sbriciolate in graniglia, si passava a quello dell’impasto con cemento e sabbia in aggiunta alla graniglia.
Con i carrelli l’impasto veniva avviato alle presse dove gli addetti lo versavano negli stampi da sottoporre alla pressione idraulica. Seguiva la fase dello svuotamento dello stampo e le piastrelle grezze venivano avviate alla stagionatura all’aperto.
Essiccate completamente, le piastrelle venivano distribuite su un tamburo rotante per la levigatura col getto continuo di acqua e sabbia. Tutte le rimanenti parti dello spazio consentivano il deposito e l’esposizione di un vasto assortimento di articoli sanitari, laterizi, tubi di ogni spessore e lunghezza e pani di asfalto.

FALEGNAMI ED EBANISTI

Altomare Antonio - Corso - Amato Raffaele - Corso - Armano Pietro Aniello - via Forno - Britti Giuseppe - Corso - Buglione Salvatore - via S. Felice - Campetiello Antonio - Corso - Foglia Michele - via V. Veneto - Lamonica Francesco - via Morelli - Maccaro Felice - via S. Elena - Maccaro Salvatore - Corso - Mastropasqua Gaetano - vico Pace - Peluso Luigi - Corso - Romano Gioacchino - Corso - Sibilla Michele- via S. Giacomo - Squillante Franco - vico Arco - Stefanile Antonio - vico Pozzo - Stefanile Felice - vico Pozzo - Tanzillo Angelo - Corso - Tanzillo Raffaele - Corso - Tortora Francesco - via Croce -

FIORISTI

Menna Luigi

Nel negozio in via Naz. Puglie alla vendita era addetta la moglie, signora Maria Tanzillo.
Di ritorno dal mercato a Napoli, si interessava anche di commercio.
Nominato presidente dell’E.C.A. si attenne sempre alla più attenta trasparenza nell’elargire contributi comunali.
Solo i bisognosi potevano aspettarsi interventi; ai "furbetti" non ha mai dato credito.

Spampanato Donato

Sempre in vestito scuro, aveva il negozio a Cimitile alla via Naz. Puglie ed uno a Nola al Corso T. Vitale nella proprietà Spizuoco Antonio. Ha trasmesso ai figli non solo l’azienda ma anche la passione florovivaistica.

FONTANIERI

Carbone Domenico, Mazzariello Aniello, Maisto Giovanni.

FOTOGRAFO

Dioniso Carlo

Venuto da Napoli, si spostava a bordo di una Lambretta di colore chiaro e su richiesta forniva ai clienti piccoli medaglioni recanti la foto plastificata dei familiari scomparsi, di cui gli veniva data copia.
Negli anni 1972/73 aprì lo studio fotografico nel Corso, abbandonando definitivamente quello di Poggioreale.

FRUTTERIE

De Stefano Maddalena - Corso -

Il paiolo pieno di castagne sgusciate messe a cuocere, speziate con foglia di alloro, su una fornacetta innanzi al negozio sulla pubblica strada.
Un vivace profumino che catturava l’appetenza dei passanti e che ancora non si lascia dimenticare.
Le vendeva in coni di carta che assicuravano anche un temporaneo tepore alle mani infreddolite.

Scafuro - Corso -

All’esterno del negozio, una base in legno con la merce esposta, affidata alla sorveglianza dei figli.

De Martino Luciella - Corso -

Un ricordo imperioso: i rametti di cachi piccoli come olive e dolcissimi!
Peccato che maturassero solo a metà dicembre, per l’esattezza a Santa Lucia.
Il tavolaccio di esposizione era posto tra il locale ed il marciapiede antistante l’uscio. All’interno, sulla destra la cucina in muratura con due fuochi ed al centro un bel tavolo per sei di legno, a colore naturale come, del resto, le sedie intorno.

Romano Felicetta - Piazza -

Il tavolo di esposizione della frutta e verdura era sull’uscio e precisamente sulla sinistra entrando. Al termine del tavolaccio aveva posto una cassettina in legno dove attingeva gli spiccioli da dare di resto.
Favolose le sue prugne, ciliegie e pere tutte rigorosamente secche.
Delizie per chi, uscendo di scuola era, a dir poco, affamato.

Testa Felicetta - Corso -

Nell’esercizio posto sul marciapiede a destra scendendo per il corso, aveva privilegiato la verdura sulla frutta.
Il tavolo di legno era a metà sull’uscio. All’interno del locale si vedeva un tavolo per quattro posti e nell’altra stanza si notava un antico comò con alcune piccole foto e santini illuminati, si fa per dire, da una lampada votiva veramente fioca.
A molti quella visione incuteva paura.

GELATAIO INTINERANTE

Malfettone Michele

Sul telaio di un triciclo teneva il banco frigorifero in legno, vivacemente colorato e coperto da una tendina, a pied de poule, dagli orli svolazzanti. All’interno del banco un lungo cilindro immerso in ghiaccio tritato, conteneva il gelato. Alternava, per richiamo, l’uso di un fischietto piatto a due canne che emetteva un sibilo senza tonalità, col grido “’cca sta Michele! chiagne guagliò ‘cche è bell ‘o gelato”.
Lo serviva in coni di cialda o coppette. Faceva ripetutamente il giro del paese fino all’esaurimento del gelato, che era al solo gusto di limone. E più incombeva la calura più si tendeva l’orecchio all’agognato richiamo.

GUARDIABBARIERE SFSM

Sirignano Domenico

Allora le sbarre si spostavano orizzontalmente, su di un perno ed anche se il transito dei treni da e per Napoli non erano frequenti come oggi, era pur sempre notevole.
Una levataccia ad ogni alba con qualunque tempo meteorologico.
E storicamente il tempo di attesa innanzi alle sbarre chiuse non poteva essere gradito ai sempre più frementi carrettieri di passaggio, costretti alla prolungata sosta non prevista. Ogni dì, una dose industriale di sopportazione, per il povero Sirignano, alle contumelie indirizzategli.

IMPRESE EDILI E MURATORI

Aldarelli Italo Barone Vittorio Biricchini Felice Bozzoli Francesco Cafarelli Felice D’Ascoli Vittorio De Luca Giuseppe Dichiarante Domenico Iovino Gaetano Lamonica Pasquale Lecce Gabriele Librera Pasquale Liparuli Domenico Manganiello Salvatore Napolitano Saverio Scala Felice Scala Giorgio

LEVIGATORE PAVIMENTI

Mercogliano Andrea

Alternava l’attività con la cura delle piante messe a dimora nel fondo di Boscofangone. Aveva predisposizione per la pittura un pò naif.

LUSTRASCARPE

Tavolario Crescenzo

Lavorava solo nei giorni di festa e fino all’una. Posizionava in piazza, sul marciapiede accanto al bar D’Avanzo, una grossa poltrona in legno con comodo cuscino di piume, di velluto rosso, su di una pedana sempre in legno.
Seduti, i clienti poggiavano le scarpe sulle sagome poste su due accenni di colonnine. Prima della passata di lucidante, usava una pezzuola, avvolta attorno al medio ed indice della mano, imbevuta di benzina per eliminare eventuali macchie nella tomaia.
Nel frattempo la fila dei clienti in attesa del proprio turno si ingrossava.
A lavoro terminato, con il dorso della spazzola dalle lunghe setole batteva un colpo sulla pedana, come dire: fatto!
Sotto al prossimo!!
E capovolgeva il cuscino al nuovo cliente.

MACELLERIE

Armano Elodia - Corso -

Bifulco Clemente - via Cisterna -

Cittadino Andrea - via Croce r. n.-

Di Palma Antonio - Corso -

Di Palma Raffaele e poi Arcangelo - via Morelli -

Napolitano Arcangelo - Corso -

Napolitano Felice - via Naz. Puglie -

Sommese Orazio - vico Foglia -

Verde Gennaro - Corso -

MANISCALCHI

Ambasciano Vincenzo - via Roma -

In un capannone addossato all’abitazione teneva una grossa forgia.
L’uso quotidiano del carbone aveva reso le pareti del capannone scure.
Con i clienti intratteneva rapporti di amicizia. Quando si occupava dello zoccolo di un cavallo usava sedere su di un corto sgabello tenendo in mano un uncino di cui si serviva per raschiare la parte interna dello zoccolo.

Calabrese Antonio

Nel largo marciapiede antistante il portone d’ingresso all’abitazione, sostavano i clienti con le loro bestie bisognevoli di interventi.
Era riconosciuto maestro di mascalcia ed alla sua indiscussa esperienza i clienti affidavano il loro, talvolta unico, mezzo di sostentamento.
I trasporti, allora, erano affidati ai carrettieri. Passava con spiccata disinvoltura dalla forgiatura di un ferro per un equino alla limatura di uno zoccolo per un bovino.

De Rosa Felice

Aveva nel laboratorio una forgia ed una incudine nel centro del basso, ricco di ferri di cavallo appesi al muro. Alcuni di questi ferri avevano all’estremità posteriore il rincalzo ad ambo i lati. Come dire la suola ed il tacco.
Iniziava, all’alba, l’attività.
Una vera delizia per i vicini di casa!
Ma col tempo il ritmo della percussione, sull’incudine, del martello che modellava il ferro incandescente, divenne familiare.

MANUTENTORE OROLOGIO MUNICIPALE

Allocca Orlando

Maniacale l’attenzione prestata all’esatto funzionamento del meccanismo Ingrassava quotidianamente le catene pendenti in funzione di contrappesi alla spirale.
Di conseguenza i rintocchi delle due campanelle sulla torretta segnalavano sempre l’ora precisa.

MATERIALI ELETTRICI

Campetiello Giovanni - Corso -

Casoria Rachele - Corso -

Paone Salvatore - Corso -

Nei loro negozi la lampada venduta veniva scartocciata dall’involucro e provata in una presa.
Era molto raro, se non impossibile, che il cliente entrando in uno qualsiasi dei tre negozi non trovasse quello di cui necessitava.
Erano fornitissimi.

MEDIATORI DERRATE AGRICOLE

Angelillo Orlando - via Libertà -

Bellico Aniello - vico Foglia -

Buglione Antonio - via Carradori -

Ferrara Carmine - via V. Veneto -

Manco Alfonso - Galluccio -

Napolitano Erminio - via Croce -

Sersa Giovanni - via Pozzonuovo -

Siciliano Michele - via Roma -

Verde Geremia - Corso -

Vitale Generoso - via S. Giacomo -

La enorme e, talvolta, esclusiva produzione di patate e pomodori nell’agro di Boscofangone assicurava il profitto a tutti i mediatori.
C’erano, però, alcuni più accorsati di altri ma non certamente rivalità tra loro.

MEDIATORI IMMOBILIARI

Di Palma Felice - via Libertà -

Napolitano Antonio - vico Foglia -

Napolitano Pasquale - via Roma -

Tedeschi Felice - via Croce -

Vitale Gavino - via Peluso -

Tutti armati di infinita pazienza ed attenti a salvare i rapporti fra l’eventuale acquirente di una proprietà immobiliare, sia fabbricato o fondo rustico, con i vicini che o per legge o per consuetudine potessero vantare titolo di prelazione.

MERCERIE

Amato Antonietta - Corso -

Armano Felicia - Corso -

Buglione Rosa - Corso -

Guadagno Tripolina - Corso -

Massa Palma - via Forno -

Pecchia Teresa - via Morelli -

Romano Leonarda detta Leonilde - Piazza -

Russo Fiorinda - Piazza -

Spampanato Angelina - via Croce -

Tavanti Elina detta Elena - Corso -

MULINI DI SFARINAZIONE

Ardolino Francesco - via Naz.Puglie lato Nola -

Cavallaro Teresa - via Roma -

De Stefano Francesco - via Roma -

NEGOZI DI ABBIGLIAMENTO

Barone Felice - Corso -

D’Avanzo Felice - Corso -

Vaiano Anna (solo donna) - Corso -

NEGOZI BOMBOLE GPL

Casoria Rachele - Corso -

Gaetano Domenico - Corso -

Paone Salvatore - Corso -

Oltre al trasporto, il collaboratore di ciascun negozio provvedeva, presso il domicilio del cliente, anche ad allacciare il tubo, di erogazione della bombola, alla cucina.

NEGOZIO CAPPELLI

Riccardo Arcangelo e poi la figlia Nunziata

Al centro del locale un banco, con cassetti, dello stesso colore sbiadito delle scaffalature addossate alle pareti.
La vetrina in verticale posta a sinistra sull’uscio esponeva, su più piani, cappelli di ogni foggia ed anche per bambini.

NEGOZI DI FERRAMENTA

Biricchini Nicola - Corso -

Romano Attilio - Piazza -

NEGOZI SCARPE

Anagnostacchi Michele - Corso -

Buglione Domenico - via Pozzonuovo -

Riccardo Pasquale poi le figlie - Corso -

Tutti e tre negozi si rifornivano a Napoli.
Di sera tornavano col treno con tanti pacchi e sistematicamente erano attesi da un familiare per l’aiuto di rito.

NEGOZIO DI TERRAGLIE

Covone Anna - Corso -

Tre locali attigui ospitavano il negozio.
Vasi di terracotta di ogni dimensione e sagoma. Piatti per uso esposizione, colorati ed effigianti scene di caccia, panorami, nature morte e volti di maschere dell’arte.
Tazze per colazione, tazzine per il caffè ma anche piatti grandi (che al tempo venivano usati per contenere il concentrato di pomodoro esposto al sole).
Tutti gli articoli erano rigorosamente protetti singolarmente da carta dura.
Gli stessi articoli erano venduti, dal marito, nei mercati settimanali dove li trasportava con una grossa e schioppettante motocicletta furgonata.

ODONTOTECNICI

Scala Pasquale

Sottufficiale dell’esercito, nella sanità, apriva lo studio alla via San Felice due volte alla settimana e sempre nel tardo pomeriggio. Argomentava su qualunque notizia con l’evidente scopo di tenere il cliente distratto: la poltrona del dentista non ha fatto mai proseliti.

Vaiano Domenico

Nello studio in Cimitile, prima al Corso e poi in via Forno, riceveva nei giorni dispari.
In quello di Cicciano, alla piazza Mazzini, il martedì ed il sabato (in concomitanza del mercato settimanale).
Il giovedì pomeriggio andava a Napoli allo studio Virz in piazza Trieste e Trento per il ritiro di quanto commissionato e per i nuovi ordinativi.
Un caffè al bar "Del Sole" di via Toledo e subito di ritorno insieme all’accompagnatore di turno.

OFFICINE MECCANICHE

De Sarno Felice - in Piazza -

Furino Vito - via Provinciale -

Peluso Marco - tr. Muro delle Monache -

Non conoscevano distinzioni nella materia. Carburatore, radiatori, parti elettriche erano solo componenti del meccanismo e loro ne erano padroni.
Un breve giro alla guida del veicolo loro affidato svelava ai loro orecchi più quanto lamentato dagli stessi clienti.
E la riparazione era assicurata.

OREFICERIE

Marseglia Rosa

Gestiva il negozio ubicato al Corso sul marciapiede, assieme al marito Lombardi Clemente.
La vetrina sull’uscio, per la verità scarsamente illuminata, esponeva qualche monile d’oro e qualche orologio.
I prezzi non erano indicati: si costringeva il cliente ad entrare per chiedere.
E chissà...?

Menna Carmine - via V. Veneto -

Nel negozio si accedeva varcando il portone, a destra.
Un bancone in legno e vetro, illuminato da una serie di faretti pendenti a cono, consentiva una visione d’assieme di collanine, orecchini, braccialetti e quant’altro.
Alle spalle del bancone, una grande cassaforte custodiva i rotoli di panno morbido contenenti i preziosi che per il loro maggior costo venivano mostrati su esplicita richiesta clientelare.

PANETTERIE

Albano Filomena - Corso -

Buglione Felicetta - Corso -

Castoria Raffaele - Corso -

Catalanese Giovanni - Piazza -

Menna Nunziata - via Forno -

Napolitano Felice - Corso -

Napolitano Raffaele - via S. Giacomo -

Allora il pane si vendeva non a pezzo ma a peso e quasi sempre al pezzo di pane, lungo che fosse o tondo, il "tortano", bisognava aggiungere il peso che mancava e quel pezzo aggiunto veniva invariabilmente consumato lungo il percorso di rientro a casa.

PARRUCCHIERI

Di Maio Raffaele - Corso -

Di origine irpina (San Sossio) in poco tempo conquistò clientela e notorietà.
Portava gli occhiali, con le lenti tonde, schiacciati sugli occhi.
I figli ne hanno assorbito la passione per il mestiere.

Esposito Mario - Corso -

Immigrato da Sarno rilevò il salone di Pipiniello in un basso del palazzo Albertini.
Nel retrobottega, che prendeva luce da una finestra che si apriva sul cortile interno, le apprendiste del momento praticavano lo shampoo alle clienti.
Cessando l’attività emigrò anch’egli in G. B. dove era andato, anni prima, Pipiniello.

PASTICCERIE

Massimino al Corso

Il laboratorio in tre terranei, di proprietà Lombardi, all’angolo di via San Felice col Corso. Fu il primo a vendere formette di ghiaccio che avevano la sagoma di ciotola. Camminava con enorme ed evidente difficoltà, a passi lenti: aveva i piedi irrecuperabilmente piatti.

Siciliano Salvatore - Corso -

La "deliziosa" era la sua specialità! Quando sfornava se ne accorgevano non solo i vicini ma anche quelli che erano più lontano purchè sottovento.
Un profumo da stordire!

PASTIFICI

Lombardi Pellegrino - via Roma -

Tanzillo Antonio - via Macello -

Velotti Giuseppe, Felice e Nicola - via Naz. Puglie -

Il primo eccelleva nella produzione di paste lunghe.
Gli altri, in quella di pasta corta.

PAVIMENTISTI

Bortone Annibale - via Croce -

Ineguagliabile non tanto la tecnica di posa in opera delle mattonelle quanto la capacità di far combaciare negli angoli gli zoccoli posti a cornice del pavimento.
Neanche un precoce tremolio delle mani scalfì la sua destrezza né lo allontanò dal mestiere. Trasfuse ai figli Erasmo e Gennaro la stessa competenza e passione.

Catalano Agostino - via Pizzo Croce -

La puntualità nell’esecuzione, la mazzuola, sempre affilata, maneggiata con sicurezza, gli valsero subito notorietà.
Il precedente lavoro l’aveva prestato nella fabbrica Santella: in fondo si può dire che aveva prima imparato a farle e poi ad allinearle sull’impiantito, le piastrelle.

PETTINATRICE DOMICILIARE

Sirignano Concetta

Partiva di buon mattino dalla casa al Corso - rione Santa Maria - e passava la giornata facendo il giro delle clienti.
Nella borsetta teneva riposte spazzole, forbici e pettini di cui uno a denti fitti dati i tempi.
I boccoli li faceva attorcigliando una ciocca di capelli intorno ad un tondino di ferro, precedentemente riscaldato.
Un calamistro alla buona, artigianale.
Era espertissima a tessere trecce e gossip.
Si portava in tutte le case e tutte le case avevano per lei ...le ultimissime.

PITTURE EDILI

De Luca Giuseppe - Corso - poi costruttore

Ferrante Francesco - Corso -

Ferrante Michele - via Trivice d’Ossa -

Peluso Antonio - via Naz. Puglie -

Pollastretti Felice - via F.lli Mercogliano -

Vallone Antonio - Corso -

PIZZERIE

Dalia Francesco

Abitando in piazza, in occasione di feste paesane chiedeva l’autorizzazione ad occupare con tavoli una porzione di piazza.
Infatti affidava nelle mani di un pizzaiolo di mestiere il forno di casa per la confezione di pizze da vendere.
La pizza era buona per ammissione corale; la musica sonata sul palco, a breve distanza, gradita: una serata diversa e possibilmente da ripetere!

Manganelli Domenico

In aggiunta all’esercizio del Bar Azzurro.

Striano Rosa

La prima pizzeria in paese.
Un’ampia sala, di proprietà Velotti, con attiguo giardino. Il forno, con antistante banco di marmo, era in fondo al locale, nella parte destra. A sinistra la porta del giardino dove erano posizionati molti tavoli.
Attraverso lo schermo vetrato posto al limite del bancone si poteva assistere, e per alcuni era certamente la prima volta, allo spettacolo che il pizzaiolo sapeva creare con quella manciata di impasto da dilatare, condire ed infornare.

RADIOTECNICI

Tanzillo Michele - via Madonnella -

Mercogliano Domenico - via Cisterna -

In tempi nei quali la radio a galena ancora trovava ospitalità in molte case, tutti e tre presero dimestichezza con le valvole tanto da riuscire a dare nuovamente voce all’apparecchio muto per guasto.

RIPARAZIONI ARMI

Laperuta Pasquale - Corso -

Vendeva articoli venatori e metteva, nella preparazione delle cartucce, una attenzione quasi chirurgica.
All’epoca pochi si potevano concedere l’acquisto di munizioni, per la caccia, già confezionate. Così succedeva che se il cacciatore andava in "bianco" ne attribuiva immediatamente la colpa alla difettosa preparazione delle cartucce.

RIPARAZIONI E VENDITA ARMI

Rinaldi Agostino - via Forno -

Nell’officina ricca di utensili, era posto a destra entrando un banco da lavoro sempre ricolmo di molle, cani, grilletti.
Stagnava nell’aria l’odore di olio lubrificante. Impareggiabile nel mestiere raccoglieva clienti anche oltre la cinta dell’agro nolano, per il vivavoce paesano.

RIPARAZIONI BICICLETTE

Balletta Felice - Corso -

Nell’officina le biciclette da riparare facevano solo una capatina sia perché non gli piaceva lo sguardo di disapprovazione del cliente insoddisfatto per l’eventuale ritardo e sia perché validamente coadiuvato dall’apprendista Spampanato Aniello che, in seguito ne rilevò l’attività.
Fu il primo a comprare una VESPA ed una LAMBRETTA per servizio di noleggio al costo orario di cento lire.
La LAMBRETTA, come del resto i motori a scoppio usati all’epoca, aveva la messa in moto a corda.

Cafarelli Sapiente - via Roma -

Un’officina attrezzata come nessun’altra! Oltre ad una cospicua quantità di attrezzi aveva una dispensa colma di pezzi di ricambio.
Il suo locale era il punto di riferimento dei cicloamatori.
Mentre si parlava di maglia rosa, maglia gialla o maglia verde ossia del Giro d’Italia, del Tour de France, del Gran Premio della montagna non trascurava il lavoro.
Anzi era quasi uno spettacolo vederlo riequilibrare una ruota. La poneva su di una forcella fissa e girandola lentamente, ad occhio, afferrava il più insignificante scompenso nella rotazione del cerchione e lo eliminava stringendo o, se dal caso, allentando il piccolo dado cavo posto all’estremità di ogni singolo raggio che dal mozzo va al cerchione. Divenne concessionario delle biciclette MARZANO al loro battesimo commerciale.

Cece Francesco

L’officina sorta in vico Parrocchia, oggi vico Mautone, venne successivamente trasferita al vico Pace nella casa che fa da spartiacque tra i due brevi percorsi in cui si divide il vicolo.
Si serviva di un bidone, tagliato a metà, pieno di acqua, per notare il punto di perdita della camera d’aria attraverso lo spruzzo di bollicine provocato dalla fuoriuscita d’aria.
Il suo assetto osseo non gli consentiva molti sforzi e lavorava, per lo più, seduto. Scoperto il buco della camera d’aria, ne raschiava la parte intorno con la pietra pomice e vi incollava la rotellina di gomma con il mastice.

Vecchione Nicola

In via Naz. Puglie - lato Nola - teneva, nelle ore diurne, le biciclette da riparare sull’ampio marciapiede antistante l’officina.
Per la marcata tonalità della voce non era difficile udirlo da lontano. Tommasino, il figlio, che muoveva i primi passi nel lavoro, veniva indirizzato con "garbo" perentorio.

RIPARAZIONI MOTORI AGRICOLI

Pecoraro Nunzio - Corso -

Quando, nonostante l’impegno profuso, il motore non dava segni di ripresa non era raro vederlo fermo a guardare l’attrezzo. Sembrava una sfida tra due caparbi!
E quando, finalmente riusciva a ridargli vita sorrideva soddisfatto ed accendeva la sigaretta come premio.
Chi l’ha visto al lavoro ricorderà che frapponeva tra l’attrezzo da riparare ed il pavimento dell’officina tanta carta, per lo più quotidiani, per evitare danni da olio tracimato o grasso.

RIPARAZIONI MULINI

De Stefano Alfonso - via S. Felice -

Amato Nicola - Corso -

La loro era una specializzazione rara che li costringeva, talvolta, anche a duraturi soggiorni all’estero.

SAGRESTANI

Valentini Giuseppe - vico Parrocchia -

Si avvaleva per la pulizia della parrocchia della sorella Elena.
E la pulizia del pavimento, l’assenza di polvere da ogni arredamento testimoniavano il lavoro proficuo profuso.

Peluso Luigi - Corso -

Sonava le campane della chiesa di Santa Maria, tirando la fune pendente dal battaglio che scendeva, sino a terra, nella parte antistante la sagrestia.
Alternava questa attività a quella di falegname.

SALUMERIE

Albano Casimira mar. Ventolino - Corso -

Angelillo Angelo - via Macello -

Angelillo Rachele mar. Ruotolo G. - Corso -

Bianco Giovannantonio - Corso -

Bonaiuto Luisa mar. Napolitano - Corso -

Cavallaro Teresa mar. Papa - via Roma -

Eboli Carmela mar. Ruotolo F. - Corso -

Esposito Errichetta mar. Matriciano - via P. Peluso -

Marotta Antonio - Corso -

Paduano Domenico con Guido - Corso -

Riccardo Pasquale - via Forno -

Ruotolo Arturo - Corso -

Ventolino Felicita detta Graziella - via Madonnella -

SARTI

Buglione Domenico

Nel laboratorio, originariamente nel largo Nutrice, trasferito al Corso poi angolo via Morelli, vi erano tre tavoli.
Uno piccolo posto a destra, entrando dal Corso, uno più lungo posto di traverso in fondo al negozio ed uno, di ridotta dimensione, posto a sinistra, dove gli amici della bottega si accapigliavano nelle partite di tressette.
Era tanta la passione ludica che quando nell’esecuzione uno degli orchestrali faceva una "stecca" si sospendeva il gioco ed il tribunale degli astanti, facendo un sommario processo, comminava la sentenza, sempre inappellabile. E della stessa si parlava per giorni, rendendola nota in giro a scorno dell’autore, almeno sino all’avverarsi del nuovo scivolone.

Cittadino Carmine

Nel laboratorio di via Croce rione nuovo teneva sempre qualche amico o parente col quale scambiava notizie di cronaca.
Era assiduo lettore di quotidiani sportivi.

D’Avanzo Giuseppe - Corso -

Proverbiale la sua affabilità.
Nel laboratorio il tavolo di lavoro era posto a destra.
Di fronte un comodo divano in pelle. Preferiva cucire tenendosi dietro la vetrata d’ingresso, a sinistra. In fondo all’esercizio una porta a sinistra immetteva in cucina e questa circostanza, forse, non ha dato vita al "parcheggio" dei clienti, alle loro chiacchiere, alle loro partite a carte.

Della Pietra Pasquale - Corso -

Nella bottega, che faceva angolo col vico Arco, si lavorava fino a notte fonda e la luce che traspariva dalla finestra, oltre che dalla vetrina d’ingresso, infondeva sicurezza al passante che rincasava in ritardo.
La sua innegabile predilezione a tacere spiegava la scelta del lavoro da eseguire nelle ore piccole.

Mercogliano Antonio

Rilevata l’attività del fratello Domenico la trasferì alla fine del Corso.
Era taciturno e, chissà perché, soleva sedere sul tavolo da lavoro tenendo le gambe penzoloni e rivolto alla strada che spesso sbirciava.

Mercogliano Domenico Mimì o console - Corso -

Era rossiccio di capelli, anche se non molti, e dello stesso colore aveva il mento pizzettato. Privo dell’uso delle gambe aveva sviluppato una tale simbiosi con le crucce da spostarsi senza difficoltà alcuna.
Anzi l’inattività gli stava davvero stretta!! Tanto da dismettere il mestiere sartoriale per dar vita ad una agenzia di viaggio di cui curava personalmente la conduzione.
La dimestichezza con gli uffici consolari gli valse l’epiteto che lo rese noto quale tour operator. Usava, d’inverno, indossare un lungo mantello, un pastrano militare nero meglio si sarebbe detto, aggangiato con un alamaro a catenella argentea al bavero.
Il lungo passo, che le crucce gli consentivano, costringeva l’accompagnatore di turno ad inseguirlo.

Panagrosso Felice - Corso -

Tempo permettendo usava portare la sedia sull’uscio dove, a gambe accavallate, cuciva e scambiava saluti col passante di turno. Nelle conversazioni impegnative spostava gli occhiali sulla fronte.
Interveniva spesso nelle dispute che si accendevano nella sua bottega tra gli amici che vi sostavano.
Il lungo tavolo posto a destra era anche il campo di battaglia per il tressette giocato stando in piedi.

Panagrosso Giovanni Battista - Corso -

I clienti erano prima di tutto suoi amici. Lavorando, e per moltissimi anni, a Milano aveva affinato il taglio sempre aderente alla moda del momento.
Nel laboratorio, nei pressi della stazione, quando non era impegnato sulla vecchia ma efficiente SINGER, di cui conosceva a menadito il meccanismo tanto da rinunziare al tecnico in caso di guasto, lavorava o meglio imbastiva sul lungo tavolo posto a sinistra tenendo sotto i piedi una pedana in legno. Precauzione non certo superflua atteso che stirava con un ferro elettrico manifestamente vecchio.
La radio sempre accesa gli teneva compagnia considerando che Vincenzo, il collaboratore, era taciturno tanto da rasentare il mutismo.

Trinchese Tommaso

Il laboratorio in via Forno - proprietà Verdesca. Il tavolo da lavoro era a sinistra entrando ed a destra teneva oltre la sua altre due sedie. Avevano il pregio di essere impagliate ed il fresco che se ne godeva sedendo, invogliava alla frequente sosta.
Il suo sorriso e la paglia di cui appena detto vennero a mancare a tutti quando emigrò in USA.
Tornò da pensionato e diversamente abile.

Sirignano Antonio - via Madonnella -

Al mestiere di sarto alternava quello di musicante sempre impegnato in processioni, feste e talvolta corteo funebre (usanza del tempo).

SCULTORE

Sugliano Antonio

Vendeva nel negozio di via Roma listelli di gesso per uso edile. Iniziò, appunto, l’attività, di scultore, col gesso e poi via via si è cimentato con pietra o legno obbedendo all’estro creativo del momento.
La versatilità professionale ben presto lo portò alla notorietà. Uno splendido Cristo in legno si conserva nella parrocchia ai piedi dell’altare maggiore.
Nel laboratorio a via San Giacomo, tra le tante opere abbozzate o finite, si notavano i tanti attrezzi compagni di lavoro: mazzuolo, smeriglio, scalpello e struffolo.

SEGHERIE

Allocca Pasquale - via Roma -

Tanzillo Francesco - via Croce -

Non solo segavano o piallavano assi di legno ma li vendevano pure.
I clienti sceglievano i pezzi loro occorrenti tra quelli che erano, addossati alle pareti dei rispettivi cortili, ormai stagionati, vale a dire non più suscettibili di modifiche connettive. Tenendo presente il cospicuo numero di falegnami di quei tempi è presumibile ritenere che non sia mancato loro il lavoro.

SELLAIO

Paduano Giuseppe

Storico portatore della Croce nella processione del Venerdì Santo!
Lavorava talvolta anche innanzi all’abitazione, inforcando un cavalletto di legno munito all’estremità di due ritte ganasce che serravano le briglie da trapassare col refe incerato.
I finimenti che confezionava erano, per davvero, restii a consumarsi.

SOCI COOPERATIVA FACCHINI

Bernucci Antonio - Corso -

Bernucci Pasquale - via Croce -

De Risi Aniello - via Croce -

De Risi Umberto - via Croce -

Esposito Achille - via Croce -

Peluso Clemente - via V. Veneto -

Santorelli Francesco - via Pozzonuovo -

Spizuoco Pasquale - Piazza -

Miele Domenico - vico S. Antonio -

In attesa di richiesta di mano d’opera stazionavano, per necessità, in piazza per buona parte del giorno. Ma non sapendo mortificare le esigenze della famiglia al principio della mutualità che imponeva di versare nella cassa comune qualsivoglia emolumento, singolarmente o cumulativamente ricevuto, i soci si videro costretti, in breve tempo, alla messa in liquidazione della cooperativa.

STABILIMENTI CONSERVIERI

Tanzillo Antonio - via Macello -

Trinchese Giovanni - via Cisterna -

Il rapporto di parentela tra i titolari ha tenuto le due aziende indenni da rivalità. Entrambe erano sempre alla ricerca del miglior prodotto San Marzano coltivato in zona. Prima di avviare il pomodoro alla filiera della lavorazione lo sottoponevano alla permanenza per quattro o cinque notti all’addiaccio, perché arrivasse alla maturazione ideale.

STAGNINO

Vitale Carmine - via Madonnella -

Esponeva innanzi casa, in occasione della commemorazione dei defunti, le cassette di zinco, le teche, porta lumini e quant’altro potesse servire a ciascuno dei passanti diretti al cimitero.

VENDITA DI BACCALÀ

Vaia Michele - via Croce -

Prima ancora di dedicarsi al commercio di derrate agricole, era venditore itinerante di baccalà e stoccafisso. Girava con barroccio per il paese.

VENDITA BACCALÀ E STOCCAFISSO

Amato Enrico - via Carradori -

Foglia Michele - Corso -

Marotta Vincenzo - via Naz. Puglie lato Nola -

Vincenti Genoveffa - via Morelli -

In mancanza di una pescheria, il mercoledì e il venerdì avevano la ressa davanti alle vasche per la scelta del pezzo da acquistare.
Le preferenze dei clienti si indirizzavano d’estate verso lo stoccafisso e d’inverno verso il baccalà. Erano prodighi di consigli sui tempi di cottura e conoscendo il tasso di salinità del baccalà non raramente suggerivano di tenere, il pezzo acquistato, per almeno mezza giornata sotto l’acqua corrente.

VENDITA BICICLETTE

Gaetano Domenico - Corso -

Napolitano Mario - Corso -

Santella Michele - via Roma -

Allora si vendevano biciclette così dette da passeggio - le balloncine - e quelle per trasporto di ragionevole peso - le ballon -.
Per le donne era Volsit la più richiesta mentre per l’uomo il sogno era di possedere una Bianchi.

VENDITA ELETTRODOMESTICI

Casoria Rachele - Corso -

Gaetano Felice - Corso -

Nunziata Antonio - via Pozzonuovo -

Radiosveglia, ferro da stiro elettrico che sostituì quello a carbonella dei sarti e quello di solo ferro che, in casa, veniva riscaldato sulla fiamma della cucina, e poi, finalmente, il frigorifero. Niente più corsa all’acquisto delle formette di ghiaccio, niente più difficoltà a conservare cibo. Per le famiglie, all’epoca, numerose e certamente non tutte abbienti non è che fosse un acquisto prioritario da effettuare.

VENDITA FERRO

Balletta Domenico in via Naz. Puglie

Ferrara Filomena in via Roma

VENDITA GRANAGLIE

D’Arienzo Ermelinda - Corso -

De Stefano Andrea - via Madonnella -

Lombardi Antonio - Corso ang. Morelli -

Lombardi Nicola - via Naz. Puglie -

Napolitano Vito - via Naz. Puglie -

Papa Filippo - via Roma -

Sorelle Galasso - Corso -

La disposizione dei sacchi tenuti in ciascuno dei negozi era strettamente legata all’ampiezza del locale e per lo stesso motivo anche la loro quantità.
I sacchi, rigorosamente di iuta, ritti per la natura del contenuto, avevano l’orlo rimboccato e così il cliente poteva procedere alla scelta del prodotto da acquistare.

VENDITA ITINERANTE LATTICINI

Sdino Raffaele

Percorreva le vie del paese tenendo sottobraccio una cestella di vimini con fior di latte, burro e ricotta.
Cammin facendo si annunziava ad alta voce. Vendeva la ricotta prendendola con una spatola dalla fiscella per deporla nel piatto che l’acquirente portava per l’acquisto.
Per pesare gli altri prodotti si serviva di una piccola bilancia, con un piatto tenuto da tre catenelle, che si raccoglievano in cima su una piccola stadera graduata, sulla quale spostava il tondo romano fino ad ottenere l’equilibrio del peso.

VENDITA ZAPPE

Taolario Biagio - via Croce -

Nella fucina un assortimento di attrezzi addossati alle pareti ed al centro la forgia alimentata da carbon coke, tenuto in un angolo. Una volta incandescente, il ferro veniva plasmato con attenti colpi di martello, il cui rimbombo lo rese precocemente ipo udente.

VETRAIO

Battello Onorato - Corso -

Il vetro poggiato su di un tavolo coperto di un panno antigraffio subiva il taglio operato con il puntale munito di scheggia di diamante.
Il rispetto delle misure indicate dal cliente di turno e la sicurezza nel taglio ne testimoniavano la competenza.

VETTURINO

Sirignano Giovanni - Corso -

La carrozza con largo sediolo in pelle di colore rosso e la cappotta a mantice di tela impermeabilizzata.
Maneggiava la scuriata con rara abilità provocando schiocchi che nello scarso viavai paesano rimbombavano come schioppettate. Con la stagione fredda poneva sulle gambe dei clienti un caldo plaid.
Faceva la spola tra Cimitile e Nola più volte al giorno in quanto raccoglieva clienti da e per la stazione delle F. S. di Nola.

ZOCCOLARI

Armano Michele - via Morelli -

Riccardo Francesco -via S. Felice -

Vendevano calzature in legno aventi per tomaia una striscia di pelle fissata ad ambo i lati con i chiodi dalla testa larga.
L’uso, ovviamente rumoroso, non sempre era gradito.