VILLA LENZI

L'antico monastero di S. Francesco di Paola e l'omonima chiesa sorsero per volontà di Annibale Loffredi, cavaliere napoletano e Barone di Castel Cicala. L'edificazione del complesso iniziò nel 1587 sulla base di un progetto tanto grandioso da non poter essere realizzato che parzialmente. Si ignora il nome dell'artefice di tale progetto, che non fu portato a termine per le vicissitudini economiche che colpirono il Barone Loffredi. Quando i lavori furono interrotti la chiesa e il monastero, in stile barocco, erano già in buona parte realizzati. Dopo la morte del Barone Loffredi, i suoi eredi rinunciarono all'immobile, che fu donato all'Ordine di S. Francesco di Paola. Durante la Rivoluzione Partenopea del 1799 il Monastero subì devastazioni e saccheggi ed in seguito ai decreti Napoleonici per la soppressione degli Ordini religiosi i suoi beni furono incamerati dallo Stato.Fino al 1866 la struttura fu destinata a usi militari e poi messa in vendita a privati. L'on. Michele Rossi, deputato al Parlamento, ne divenne proprietario e mise in atto alcune modifiche per rendere l'immobile adatto ad ospitare l'attività di allevamento del baco da seta. Alla sua morte egli lasciò l'edificio in eredità ai figli dell'amico e socio in affari Gaspare Lenzi e da allora i beni sono rimasti proprietà della famiglia Lenzi. Il monastero era dotato di cantina, barberia e forno al piano seminterrato, di cucina, refettorio e vari locali di servizio al piano terra, di un dormitorio con 8 celle al 1° piano ed infine di un dormitorio con cinque celle al secondo piano. Tra la chiesa ed il monastero era ubicato il chiostro di forma rettangolare, porticato sui quattro lati con ventidue archi a tutto sesto. Negli anni tra il 1675 e il 1685, con l'arrivo a Cimitile di padre A. Zuccaro, furono intrapresi i lavori di completamento del monastero: fu ampliato il dormitorio in modo che le celle aumentassero da tredici a ventisei, fu realizzata una terrazza a nord sul locale che univa il convento alla sagrestia della chiesa, ed un'altra sorse nell'angolo nord-orientale del chiostro. Inoltre fu costruita una torre campanaria coperta da una cupola e, nella chiesa, venne costruita una nuova sagrestia comunicante col refettorio tramite un corridoio e la Cappella di S. Giuseppe. Nei decenni successivi, numerosi terremoti ed eruzioni del Vesuvio resero necessari ulteriori lavori di restauro. Da un'iscrizione nel pavimento della chiesa (1747) si evince la data dei lavori che hanno portato all'assetto definitivo della fabbrica: pianta a croce latina, a tre navate con cappelle laterali e transetto sormontato da una cupola dall'imponente tamburo, con l'intero apparato decorativo in stile neoclassico.